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G13  Lettura delle lettere

Era partita una mia sorella per combinare un piccolo affare, che avrebbe giovato a tutta la famiglia. Il viaggio non era agevole. Attendevamo che ci giungesse una sua lettera. Tutti noi, quando si attende la lettera di una persona cara, ci si esalta all’arrivo della lettera. Per almeno due motivi: perché la persona cara si è ricordata di noi, e per la bella notizia comunicata nella lettera. Un terzo motivo è se assieme si può gioire per un beneficio che ci accomuna.

Orbene, da molto tempo attendevamo una o più lettere da una persona amata, che sollevava la gioia di tutti. L’epistolario di tale persona, era scritto da tempo, perché da molto tempo essa pensava a me e a noi.

La Scrittura, il Vangelo sono lettere di Dio all’uomo. Egli si è servito di parecchi amanuensi: tra di loro Isaia, Cohelet, Marco, Matteo, e altri. Tutto per la gioia di chi legge.

C’è una lettera, che dichiara espressamente di essere scritta per provocare gioia. È la lettera di quel Giovanni, che stilò un Vangelo, affinché noi crediamo, come dice espressamente. Ma nella lettera vuol stimolare la nostra gioia: è detto chiaramente.

Nella introduzione alla lettera parla di Gesù, che è “colui che abbiamo veduto con i nostri occhi, contemplato e toccato con le nostre mani”; proprio di questo parla la lettera, per renderci partecipi con lui nella comunione con il Padre e con suo Figlio Gesù.

Ma ecco come termina l’introduzione: “Scriviamo queste cose affinché la nostra gioia sia piena (1Gv 1, 4).

Le lettere che Dio ci ha inviato hanno lo scopo della gioia “nostra”: di chi scrive e di chi legge.

05.05.14