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Mistero ed esteriorità

La sacra rappresentazione, come l’intendiamo noi  (e come la viveva S. Francesco) è un inserire la pietà e la fede dentro l’eventuale spettacolo. Questa è un’intuizione opposta a coloro che per attirare la gente trasformano la Messa in un concerto o in uno spettacolo.

Purtroppo anche nei luoghi dove si deve vivere la spiritualità nella fede, spesso si svolge soltanto un’azione di deviazionismo. Sulla meditazione domina il parlare, sulla riflessione il canto.

Insomma si corre il rischio di credere che il canto (spesso con cantilene quasi prive di musicalità) accresca la spiritualità del momento, o che una pomposa musica strumentale renda più appetibile il “sacrificio della Croce”, come spesso ho sentito definire la Messa.

Riempire di fede una sacra rappresentazione, è l’unico modo di permettere manifestazioni paraliturgiche in una chiesa. - Mentre il canto, nella Messa, deve essere inglobato nel mistero e manifestare qualche lembo del mistero stesso, la sacra rappresentazione deve inglobare gli echi del mistero. La Messa ingloba il canto, la sacra rappresentazione ingloba il mistero.

Usciti da questa atmosfera, le manifestazioni culturali o artistiche svolte in una chiesa, declassano il luogo “di culto”, e lo laicizzano al livello di un teatro.

E’ vero che il teatro nasce come rievocazione del mito delle origini. Ma questo nobile scopo è stato dimenticato da tempo. La sacra rappresentazione potrebbe restituire all’azione scenica il suo significato primitivo e specifico.

Ad ogni modo, vanno rispettate le persone, se credono che con musiche e canti, si dia più significato a ciò che desume il suo significato solo alla fede.

FCM 10.04.14