HOME

Home > Societa' MONDO > Articoli 2013 > Angeli facili

Angeli facili

Nel 1961 ebbi un malore, e mi visitò per urgenza un medico, che non conoscevo. Parlando poi con una “canterina” del coro, che io dirigevo, ella, quasi scandalizzata, mi apostrofò: “E Lei, si è lasciato toccare da quel medico?”. “Sì, e perché?”. “Non sa che noi lo designiammo come fabbrica d’angeli?”. “Perché?”. “E’ un medico abortista notorio”.

Per fortuna, quel giorno non divenni un angelo. Tanto più che, teologicamente non si ha una definizione definitiva circa gli angeli.

Oggi, se è per qual motivo di cui sopra, le fabbriche d’angeli non si contano più: in Cina, in America, in Europa. Questo è un frutto delle civiltà che si sviluppano: anche per pareggiare i conti con le tombe, dal momento che non scoppiano più guerre mondiali. Oggi invece angeli facili vengono da un altro fronte. Da chi non sa come consolare una madre per la morte di un figlio. Ho sentito atei conclamati dire disinvoltamente: “Adesso hai un angelo che ti veglia”. Non ho mai ben capito di quali angeli si tratti. Però la facile proclamazione di nuovi angeli è frequente. Non si crede a Dio, ma si dichiara angelo un bambino morto. Anche perché ammettere che esistano gli angeli è meno impegnativo dell’ammettere che esista Dio.

L’arrogarsi la facoltà di proclamare angeli, anche senza averne l’autorità e senza “processo canonico” non è molto costoso. Ho letto nei giornali che è stato proclamato angelo un adolescente morto in un incidente stradale, mentre stava rincasando in macchina, assieme con altri giovani, da un raduno di droga, alcool e sesso. Non mi arrogo io stesso il dichiarare dannato quel povero adolescente; però l’annoverarlo tout court tra gli angeli, mi pare alquanto fuori posto. Oppure oltre alle nove schiere degli angeli, esiste anche quella degli angeli drogati?

GCM 12.07.12