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Dono di Dio

“Siete salvati nella grazia, mediante la fede” (Ef 2, 8). Quasi si pensa che la nostra fede faccia lo scatto per la salvezza. Che senza fede non c’è salvezza è ovvio; che la fede, per quanto connaturale nell’uomo, produca la salvezza, va guardato bene.

Proprio per scansare il pericolo di una fede che salva, Paolo specifica: “e ciò (la salvezza) non da voi [proviene], ma dono di Dio”. Prima del nostro credere, già agisce in noi l’energia di Dio.

Appena ci accorgiamo di credere in Gesù e di essere glorificati in lui, immediatamente sgorga un ringraziamento commosso: Dio ci precede non solo nel nostro esistere, ma anche in ogni sintomo della nostra fede, e ci precede anche nel nostro ringraziare, nel nostro gioire per avere un simile Padre, e un fratello, Gesù, trascinatore nella nostra lode a Dio.

Fede ci spinge nella salvezza. La fede generata in noi dallo Spirito. Si annienta ogni pretesa che le nostre opere producano salvezza e gloria. La pretesa superba dell’uomo “che si fa da sé”, oggi tanto celebrato in campo professionale, non può essere applicato nei riguardi della salvezza.

“Devo diventare santo”, “devo guadagnarmi il Paradiso” sono frasi molto imprecise, perché non tengono presente che “in realtà siamo fattura sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio preparò, affinché in esse viviamo” (id. 2, 10).

Siamo opera di Dio: nulla sfugge all’azione di Dio, che  ci ha creati in Gesù. Siamo parte dello stesso piano, che il Padre ha predisposto per Gesù. Il piano è uno solo, perciò siamo destinati a compiere solo il bene. Gesù lo sapeva e disse: “Vedano le vostre opere buone, affinché tutti, natura e persone riconoscano la gloria di Dio in noi

29.08.15