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L'uso della Parola

L'uso del Vangelo, o comunque della Sacra Scrittura, non sempre ci serve per amare Dio e il prossimo. Trovo che possiamo utilizzare la Scrittura per esprimere i nostri risentimenti. È un uso del quale ce n'accorgiamo tardi, dopo che i nostri risentimenti si sono sfogati, e allora... o ci mordiamo le dita (ed ecco affiorare il nostro perfezionismo) oppure ci rivolgiamo al Padre (ed ecco affiorare l'amore).

Ci torna perversamente comodo richiamare qualche brano della Scrittura per rimproverare velatamente, o sfacciatamente, una persona che ci ha offeso.

Ci torna comodo nascondere qualche nostro errore, dietro la citazione di una frase evangelica (se ancora la ricordiamo!)

Spesso, per chi fa il mestiere del predicatore o del conferenziere, torna a puntino ricordare una citazione del Vangelo, quasi per dire: “Vedete come sono bravo!”. Ma dimenticando che quella frase è stata decisa dallo Spirito Santo per il bene dell'uomo e della Chiesa.

La Parola di Dio è ovvio che sia usata e ricordata soltanto con l'intenzione, con la quale Dio l'ha voluta: per il bene mio e degli altri.

Non è raro il caso nel quale le parole di Dio sono ricordate in modo superficiale e canzonatore. Perfino barzellette o frasi ad effetto sono dette, bruttando la Parola di Dio.

Eppure in Chiesa tutti rispondiamo al “Parola di Dio” con un nostro “Rendiamo grazie a Dio!”

28.08.14