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Legge e coscienza

E’ illuminante il modo di agire di Gesù nei confronti della legge : in rapporto a qualsiasi legge, civile, religiosa, sacra.

Gesù indica come comportarci sopra la legge e le leggi. Non ha disprezzato le leggi. Paolo stesso, oppositore alla Legge, le si opponeva soltanto per quanto la Legge (o i cultori della legge) contrastava contro Gesù. Il contrasto era profondo, perché poneva a confronto due diversi modi di salvezza: salvezza di Dio attraverso la sola legge, oppure salvezza di Dio attraverso il solo Gesù.

Gesù non ha disprezzato le leggi, ma le ha ricollocate al loro posto: esse non sono padrone dell’uomo, ma l’uomo è padrone della legge. Ossia la legge è in vista del bene di una persona e di una comunità. Se essa si oppone al bene materiale e spirituale, non risponde al suo scopo ed è doveroso opporvisi; se con la legge  la persona consegue il bene, allora ci si serve della legge.

I discepoli hanno fame e quindi è sacrosanto che trasgrediscano la legge. I lebbrosi guariti devono rientrare nella società, e perciò è giusto che si servano della legge che li dichiara guariti.

Se la legge mi aiuta a ricuperare la mia serenità, allora mi servo della legge, purché essa non si opponga alla volontà di Dio. Per esempio, non posso tacitare la mia coscienza dopo un furto o un aborto, o la frequentazione di una prostituta, perché ho fatto tutto secondo le leggi, e non sono giudicabile dagli uomini.

Gesù era chiaro, quando - sotto questo riguardo - affermava: ”Vi fu detto... ma io vi dico”.

Gesù ci insegna il difficile equilibrio nei riguardi della Legge e delle leggi.

GCM 21.08.12