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Dotati di fede

Da anni mi sono convinto che la fede è un “fatto biologico”, dotazione della natura stessa. Oggi ho letto in S. Basilio che nella natura è insito tutto quanto serve per la nostra salvezza.

Egli dice: “Nessuno ci ha insegnato a guardare, perché dotazione naturale è che l’occhio serva a vedere”. Nessuno ci insegna ad aver fede, perché è ovvio che il bambino si fidi della madre e l’alunno dell’insegnante. Una cattiva madre e un insegnante perverso, usano la fede del figlio o dell’alunno per scopi cattivi e perversi.

È vero che la “fede” nelle opere che si costatano è facile. Se io ho visto una volta che il fiammifero fa bruciare una carta, nasce in me la fiducia che un prossimo fiammifero farà bruciare altra carta.

La fede trova i primi ostacoli ad ammettere le cose non costatabili immediatamente, come l’esistenza del Giappone o la costituzione della materia del sole, o il sillogismo del filosofo.

Il passo più difficile è credere non solo a ciò che non si vede, ma a ciò che in nessun modo si può vedere. Eppure anche per questo passo, la dotazione naturale è sempre disponibile.

Gesù semplicemente rimproverava l’incredulità dei suoi antagonisti o dei suoi detrattori. Egli dava per scontato che essi godevano della capacità di credere, e non l’attivavano.

Chi non sa fidarsi degli altri, e in particolare di Dio, riesce a fidarsi correttamente di se stesso? Come l’amore è unitario (S. Giovanni scrive che chi ama Dio ama anche il prossimo) così la fiducia è unitaria. Essa deve essere critica, ma non può essere realmente settoriale.

14.01.14