HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2014-02 > Psicologi colpevoli

Psicologi colpevoli

Lo psicologo è una figura/persona diversamente interpretata.

Si rivolge allo psicologo chi ravvisa un malessere psichico. La persona stessa deve ravvisare il proprio malessere. Costringere, con le buone o con le cattive, una persona che non è conscia del proprio malessere, rende inutile l’incontro con lo psicologo. E’ come il fumatore, consigliato o costretto dai familiari a rivolgersi al medico per la tosse spacca-polmoni che hanno notato in lui, che si difende con pretesti fantasiosi. La tosse? Non è causata dal fumo, ma dal regime fiscale vessatorio! E’ il ritorno di un certo tipo di analisi, in voga tempo addietro, che attribuiva il drogarsi dei giovani alle responsabilità della società, così sollevando il giovane da ogni implicazione morale.

Dunque, per affrontare il proprio disagio psichico è necessario costatarlo, ammetterlo, perfino quando l’influsso dell’ambiente è evidente. In quel disagio è entrato l’individuo con i suoi piedi, sebbene spinto o favorito dall’ambiente.

Inoltre è necessario che il soggetto stesso decida di uscirne… anche quando (soprattutto quando) l’uscirne comporterà rinunciare ai comodi, che ogni disagio offre.  Questo è il passaggio psichico difficile. Per il fumatore che non vuol perdere il piacere del fumo, per l’alcolista che non vuole rinunciare all’ebbrezza dell’alcool.

Su questo cardine essenziale si basa il successo o l’insuccesso di ogni psicoterapia. Il cardine è legato alla libertà personale. Chi non vuol guarire, per conservare i molti vantaggi personali o sociali del disagio, è sempre portato ad accusare gli altri, in primo luogo lo psicologo, di non essere “riusciti a guarirlo”. La guarigione psichica si connette con la libertà, prima che con il metodo psicoterapico.

GCM 02.12.13