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L’uomo conduce a Dio

Più scrutiamo l’uomo Gesù, più ci incontriamo in Dio: S. Giovanni, nella sua prima lettera, chiaramente condanna chi immagina che Gesù non fosse carne, cioè uomo, con autenticità. Sfuggire Gesù uomo, è sfuggire dall’unica opportunità concreta di rapportarci realmente con Dio.

La cosiddetta incarnazione, indica che in Gesù uomo, Dio è davvero presente. Non sappiamo come, e tutte le ipotesi sul “come”, moltiplicatesi nei primi secoli del cristianesimo, sono svanite, per giungere alla secca dichiarazione: vero uomo e vero Dio.

Questa certezza, quasi paradossalmente, è diventata l’unico modo per incontrare Dio, senza deviazioni né filosofiche né religiose. Sì, perché anche le religioni che non accettano il mistero di Gesù, continuano a macerarsi nell’illusione di incontrare Dio per conto loro, mentre Dio è sempre in Gesù.

Non è lecito costruirci mentalmente un Gesù ipotetico, quando il Vangelo ci racconta di un Gesù concreto, che abbraccia i bambini,  compresso dalla gente, commosso davanti alla morte propria e degli altri, irritato contro gli avversari e i profanatori del tempio, dolce con gli amici e con le donne, contrariato per la fame, ecc. Insomma Gesù uomo è il Gesù incontrato in Palestina. Quell’uomo che afferma anche di essere una cosa sola con il Padre, e che ha lasciato l’incombenza non solo di parlare di lui, ma di essere noi la continuazione di lui nel tempo.

Anche chi incontra noi uomini, poveri eppure credenti per il favore di Dio, dovrebbe vedere nella nostra umanità la presenza di Dio. Più scopre la nostra misera eppure autentica umanità, più si inoltra nell’occasione di incontrare Dio.

A Natale noi incontriano sempre Gesù; però incontriamo anche la nostra convinzione che anche nel nostro essere di poveri uomini e du povere donne, Dio può essere incontrato da noi e dagli altri.

GCM 23.06.13