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Vita, che rimane viva

Qualche persona cerca il suicidio, non solo per non soffrire, ma anche per cancellarsi dall’esistenza, perché cerca di convincersi che “l’aldilà non esiste”. Allora la morte è soluzione non solo dei dolori, ma anche dell’esistere.

Cessa di vivere, e subito dopo si trova inaspettatamente ancora viva. Che delusione! Morire per scomparire e trovarsi ancora esistente. Ma come?

Paolo scrive che alla fine tutti risorgeremo. Però egli nota: risorgeremo alcuni per il giudizio, altri per la vita. La morte è semplicemente il collocarci in un altro sistema di vita. L’illusione di una fine definitiva non regge.

Il cristiano crede (e perciò sa!) che il vivere, una volta concepiti, è irrevocabile. Una volta vivi, sempre vivi. Condannati (per taluni), destinati (per altri) a essere legati all’esistere.

Ora ci è prospettato un diverso modo di vivere: nella pienezza dell’attuazione di ogni nostra possibilità, perciò nella beatitudine; oppure nel non aver raggiunto questa pienezza, per incontrarci dentro un’esistenza manchevole. Chiamiamoli pure Paradiso e Inferno. Però la vita ci si è cucita addosso “per sempre”. Come e cosa sarà quel “sempre” ci viene indicato solo nella fede.

Comunque dalla vita, nel tempo e oltre il tempo, non si può sfuggire, neppure recandosi in Svizzera per l’eutanasia. Condanna perciò o prospettiva del sempre?

Vita comunque sempre regalo di Dio, e nostro impegno. Impegno vissuto semplice e possibile, che sfocia poi nel risorgere. Proprio come è accaduto a Gesù, che può indicarci la strada verso una permanenza rinnovata e portatrice di felicità.

  28.02.17