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Svestiti dall'egoismo

Affinché noi, povere creature non elevate al dono dell'estasi, possiamo pregare senza distrazioni, dobbiamo attendere la definitiva collocazione in “Paradiso”?
Altrettanto è necessario dire per la nostra voglia di lodare Dio. Man mano che noi intuiamo qualche raggio di Dio, siamo colpiti ed elevati nel costatare la sua grandezza! Siamo piccoli, Dio è immenso. Solo se elevati sul piano divino, potremo lodare Dio adeguatamente.
Ma saremo mai elevati al livello di Dio, ora e dopo la morte?
La teologia, per quanto possa presentarsi come serio discorso su Dio, è un semplice balbettamento sulle grandezze (magnalia, dicevano gli scrittori antichi) di Dio. Venendo incontro alla nostra ignoranza, e facendoci evitare la pretensione, Dio si narrò con semplici parole umane nella preziosa bocca di Gesù. Non tacque di sé (Egli è Padre, che cura l'eredità), ma non poté dire tutto di sé, come si dice liberamente in sé (il Verbo!).
Tacere? Come insegna la teologia apofatica.
Quando, grazie a Lui, noi si intuisce qualche ombra su di Lui, l'ombra è tanto luminosa, che non riusciamo a tacere la gioia, ed ecco il “Laudato si'”!
Però una lode adeguata, per quanto abissalmente inferiore, sarà possibile, quando vedremo Dio a faccia a faccia, assorbiti nella sua Gloria e nel suo Amore.
Certamente alla prospettiva che finalmente potremo lodare Dio con tutto l'essere, indiati (come dice Dante) in lui, una grande commozione ci invade. Esaltare Dio coincide con il pieno superamento delle nostre grettezze e dei nostri limiti. Finalmente spogliati – come serpenti che abbandonano la vecchia pelle – spogliati dall'egoismo, che ci fa tanto stupidi e anche tanto cattivi!
25.07.15