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Parola ed emozione

La parola enunciata è sempre sposata ad un’emozione. Parola ed emozione sono collegate. Già la parola viene pronunciata perché  spinti da una sensazione. La parola udita, colpendo e attraversando il senso dell’udito, è necessariamente collegata con il mondo emotivo.

Inoltre ci sono parole, che direttamente interessano l’emozione: è sufficiente ricordare il “ti amo” degli amanti.

Ci sono parole fortemente rivestite di emozione, proprio per suscitare emozione. Gli oratori usano spesso la risorsa emozionale, e così gli attori. Ma anche la madre quando loda o quando biasima un figlio, carica le proprie parole di emozionalità.

Forme di parole che si rivolgono all’emozione sono la poesia e il canto, per la musicalità che le permeano.

La stessa preghiera “sentita”, quando diventa cantata trascina e causa emotività. Il canto è impossibile senza emozioni: un canto freddo è impossibile, mentre un suono freddo, soprattutto se è stridente, è possibile, eppure desta una risposta emotiva, almeno di rifiuto.

Gesù tenne in supremo conto la parola come sollecitazione dell’emozione.

Già la “lettura” della Bibbia era un canto; come oggi è la lettura del Corano nelle moschee.

Gesù recitava i salmi, pieni di sentimento.

Gesù utilizzava ampiamente le parabole, che si indirizzavano primariamente alla fantasia per eccitare emozioni. L’emozionalità non è assente da nessuna parabola.

Il parlare di Gesù era sempre fortemente pregno di convinzione. La convinzione sincera non può manifestarsi se non con una energica carica emotiva, che tende a contagiare di emozione l’uditore. Gesù si riservava un secondo momento per “spiegare” le parabole. 

GCM 13.08.12